Disgrafia: cosa è e come prevenirla grazie al laboratorio grafo-motorio

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Disgrafia: cos’è?

La disgrafia è un disturbo delle componenti esecutive-motorie della scrittura. Ne abbiamo già parlato in un altro nostro articolo mettendo in risalto la distinzione tra questo tipo di disturbo ed un altro, la disortografia

Disgrafia: quando si manifesta


Il bambino disgrafico incontra difficoltà in diversi ambiti. In primis quello grafo-motorio, poi di orientamento e integrazione spazio temporale.
Spesso inoltre si è soggetti a mancanza di coordinazione oculo-manuale e coordinazione dinamica generale e di dominanza laterale non adeguatamente acquisita. Senza contare poi discriminazione e memorizzazione visiva sequenziale.

La scrittura è la rappresentazione grafica dell’attività parlata e, dunque, per poter scrivere il bambino deve aver raggiunto buone capacità motorie, di discriminazione visiva, di coordinazione ed organizzazione spaziale. Infatti, per scrivere in maniera adeguata, è necessario mettere in atto movimenti specifici e caratteristici da attuare entro precisi vincoli temporali.
È fondamentale che tali prerequisiti raggiungano l’automatizzazione in modo da permettere l’integrazione di una prassi complessa, quale è la scrittura.

Disgrafia: come riconoscerla


La disgrafia è possibile riconoscerla già in tenera età grazie al pregrafismo. Questa attività è dedicata al perfezionamento delle abilità propedeutiche all’apprendimento della scrittura.

Il fine ultimo è quello di garantire un passaggio semplice e sereno alla scuola elementare. Così facendo si garantisce una stimolazione ed un potenziamento dell’apprendimento della scrittura ed evidenziare in maniera precoce eventuali difficoltà di scrittura, al fine di prevenirle.

Laboratorio grafio-motorio: un aiuto verso la disgrafia

Il laboratorio grafo-motorio presenta delle attività che mirano alla stimolazione e al potenziamento dei prerequisiti motori specifici della scrittura, quali:

  • coordinazione dinamica dell’arto superiore, che include la presa di coscienza dell’uso differenziato del segmento corporeo, al fine di rendere possibile la posizione del braccio, sulla quale si attiva la manualità fine della mano.
  • motricità fine, caratterizzata da diverse caratteristiche quali la precisione, ovvero sia isolare movimenti interessati dalla scrittura; forza muscolare, per consentire i movimenti in estensione base della scrittura; coordinazione neuromuscolare che consente la fluidità di scrittura; automaticità dei movimenti.

La “motoricità fine” influenza la presa dello strumento grafico, la quale conosce diversi stadi di sviluppo: prensione a pugno palmare, a pugno digitale e con le tre dita.
In quest’ultima il pollice e l’indice tengono lo strumento, il medio lo sorregge, anulare e mignolo stabilizzano la posizione sul piano di lavoro.

L’obiettivo degli esercizi inclusi nel laboratorio logopedico è lo sviluppo di tale posizione permettendo una coordinazione neuromuscolare efficace. Questa potrà essere potenziata e stimolata anche attraverso l’uso dell’impugna facile, che garantisce il mantenimento della posizione durante lo svolgimento delle schede di pregrafismo.

Fondamentale sarà anche la posizione della mano rispetto al piano di lavoro, la quale dovrà essere al di sotto della linea di scrittura.

Coordinazione oculo-manuale

Coordinazione oculo-manuale: capacità di controllo e regolamentazione dei movimenti dell’arto superiore e della mano, movimenti controllati dall’occhio. Il controllo visivo è fondamentale per la guida del movimento durante l’apprendimento della scrittura.
In conclusione il laboratorio grafo-motorio ci permette di integrare la dimensione dell’educazione e della riabilitazione, sottolineandone la profonda relazione data dalla finalità comune di sviluppo delle competenze prassico-motorie e grafo-motorie, in funzione dell’apprendimento della scrittura.

Per ciò il laboratorio si presenta come uno strumento di insegnamento e di apprendimento della scrittura nella sua componente grafo-motoria esecutiva.

 

Disgrafia: come distinguerla dalla disortografia

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Il termine disgrafia evidenzia una carenza nella realizzazione del tratto grafico di scrittura. Sussiste dunque una compromissione specifica a livello di leggibilità e/o di rapidità di esecuzione.

Disgrafia e disortografia: come riconoscerle e come differenziarle

Disgrafia e disortografia vanno differenziate in quanto non sono presi in considerazione altri aspetti dell’apprendimento della scrittura. A livello di diagnosi la disgrafia pone una questione tuttora irrisolta. Bisogna infatti comprendere se tratti di un disturbo più ampio oppure di un disturbo a sé stante. E’ possibile tuttavia individuarne le caratteristiche principali.

Disgrafia come riconoscerla tra i bambini?

Prima di porre diagnosi di disgrafia riteniamo necessario considerare le seguenti importanti premesse:

– L’abilità dello scrivere (così come quella del leggere, del contare ecc.) deve essere insegnata e imparata.
E’ bene pertanto considerare sempre la situazione scolastica e familiare e non solo le caratteristiche individuali del bambino.
– Non è possibile porre diagnosi di DSA (disturbi specifici di apprendimento), quindi neanche di disgrafia, se non sono presenti fattori esterni che determinano un basso rendimento scolastico, come ad esempio istruzione non adeguata e assenze frequenti a scuola.
– È bene domandarsi se la segnalazione da parte dell’insegnante o dei genitori riguardi un momento transitorio di difficoltà di apprendimento o sia espressione di un disagio scolastico da definire.

E’ importante verificare sempre che la qualità dell’insegnamento ricevuto sia adeguata così da non confondersi con un disturbo di una certa gravità. Queste situazioni infatti vengono spesso confuse generando così solo gran disorientamento e scoraggiamento tanto nei genitori quanto nel bambino.

Come trattare questo disturbo logopedico

Considerando quanto sopra premesso, riteniamo utile un percorso incentrato sulla direzionalità del segno dove il bambino sia seguito nella realizzazione del tratto grafico (linee, forme) inizialmente all’interno di quadretti da 1 cm e in seguito all’interno di spazi più ristretti e limitati. E’ importante considerare anche la dimestichezza con il mezzo grafico (matita, penna).
Essa può essere facilitata dall’utilizzo di appositi gommini o “impugna facile”, caratterizzati da tre punti di appoggio al fine di gestire lo strumento grafico in maniera adeguata. In questo modo il bambino potrà acquisire una buona capacità di realizzazione del tratto grafico, quindi scrivere con minore difficoltà e maggiore fluidità lettere dello stampato, corsivo e numeri.