L’acquisizione del linguaggio del bambino dovrebbe percorrere una serie di tappe evolutive fisiologiche perlopiù comuni per fasce d’età ben definite, a partire dai primi vocalizzi, passando per la lallazione, fino ad arrivare ad una produzione verbale che rassomigli a quella adulta.
I range entro i quali ogni tappa dovrebbe collocarsi possono però subire delle variazioni dovute a fattori di natura organica e non.
Nel primo caso si tratterebbe di sindromi congenite, otiti ricorrenti, lesioni celebrali. Allo stesso modo deprivazioni socio-culturali o affettive, abitudini viziate e modelli di riferimento scorretti potrebbero portare il bambino ad una espressione scarsamente intellegibile.
La competenza comunicativa risulterà dunque alterata in termini di forma (fonetica, fonologia, morfologia, (sintassi), funzione (pragmatica, narrativa, dialogica, relazionale) e contenuto (lessico, semantica).
La diagnosi
In base all’area interessata si potrà distinguere ed inquadrare il tipo di lavoro da svolgere durante il trattamento, procedendo quindi attraverso un approccio valutativo diagnostico mirato, efficiente ed efficace.
Attualmente la presa in carico di tale disturbo avviene più precocemente rispetto a qualche tempo fa. La sensibilità del care giver, sia esso genitore o insegnante, si è andata via via affinando.
Ad oggi si sottopone il bambino a valutazione logopedica già intorno all’età dei due anni e mezzo tre.
Disturbi del linguaggio infantile: logopedia pediatrica
Spesso però, nonostante la tempestiva individuazione dell’anomalia, i tempi di recupero risultano essere ampiamente dilatati. Le modalità di intervento troppo radicate a protocolli dei quali si tende a perdere di vista la reale utilità.
Un disturbo di linguaggio trascinato per tutto il periodo della scuola dell’infanzia creerà indubbiamente una confusione generalizzata nella sfera degli apprendimenti:
- il bambino non sarà in grado di riconoscere nè transcodificare correttamente il fonema in grafema, per questo motivo subirà rallentamenti nell’esecuzione dei dettati;
- incontrerà difficoltà nella produzione scritta in quanto effettuerà errori ortografici e sintattici;avrà dei limiti nella lettura e, conseguentemente, nella comprensione del testo.
In situazioni del genere il bambino, oltre a subire un calo in ambito scolastico deve affrontare un carico emotivo relativo al peso del suo insuccesso. L’unione di questi fattori andrà a ledere la sua autostima e ad influenzare la naturalezza degli scambi comunicativi.
La modalità d’intervento maggiormente diffusa per casi di questo tipo prevede un piano di trattamento lungo e duraturo, con incontri plurisettimanali e cicli sterili e ripetitivi che andrebbero avanti per anni.
Adottando un approccio di tipo immediato e individualizzato e ponendo la giusta attenzione nell’osservazione delle dinamiche genitore-bambino, insegnante-bambino è possibile ottenere risultati soddisfacenti con cicli terapeutici brevi ed essenziali. In questo modo verrà evitato che il disturbo degeneri in ostili complicanze.
La dimostrazione video
Per dimostrare fenomenologicamente quanto detto, inseriamo qui il link di un video, prova oggettiva dell’evoluzione del linguaggio di un paziente trattato dal team del suddetto studio: http://youtu.be/dj4SrwTwmrc
La differenza tra il momento iniziale e quello finale del trattamento è udibile anche ad un orecchio meno esperto. Il bambino in questione è stato preso in carico all’età di quattro anni ed è stato inserito nella scuola primaria senza alcuna difficoltà, completamente al passo con i suoi coetanei e privo di vissuti emotivi penalizzanti.
Grazie all’oggettivazione del lavoro svolto, il divenire del trattamento potrà essere continuamente monitorato. I cambiamenti e miglioramenti registrati e confrontati tra loro con il fine ultimo di azzerare il gap e adeguare le capacità del bambino alla sua età anagrafica.