Un recente studio pubblicato sul Annals of Internal Medicine, prestigiosa rivista medica Americana, ha analizzato gli effetti negativi della carne rossa sulla salute dei consumatori.
Lo studio non ha trovato nessuna evidenza scientifica che dimostri che un ridotto consumo di carne rossa, lavorata o meno permetta di migliorare lo stato di salute.
Questo nuovo messaggio è in completa contrapposizione a quanto raccomandato dalle linee guida dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che consigliano un ridotto consumo di carne rossa.
Chi ha ragione?
Nell’articolo un gruppo di esperti in Nutrizione e Medicina di sette paesi differenti ha analizzato attentamente tutti gli studi e la letteratura circa la correlazione tra un aumentato introito di carne rossa e problemi di salute come: mortalità, problemi cardiovascolari e cancro.
I metodi di analisi usati sono stati rigorosi e standardizzati.
11 dei 14 relatori sostengono che non vi è nessuna necessità di ridurre il fabbisogno di carne rossa, che sia lavorata o meno. Gli altri 3 relatori suggeriscono solo una blanda riduzione del consumo di carne rossa.
Tutti i membri del comitato scientifico sono concordi che le evidenze che mettono in relazione la carne rossa con i rischi per la salute sono troppo deboli e non consistenti.
Il problema è nell’interpretazione dei dati
Secondo l’articolo in questione il rapporto tra il consumo di carne rossa e i rischi per la salute sono molto deboli e sono il frutto di una incorretta interpretazione dei dati.
Per esempio, in uno studio che ha fatto parte della pubblicazione di cui sopra il tasso di mortalità di chi mangiava la minima quantità di carne rossa è di 1.1 %/anno per persona contro l’1.4 %/anno per persona dei soggetti che mangiavano il quantitativo massimo di carne rossa (secondo gli standard imposti dallo studio).
Questo dato potrebbe essere ‘manipolato’ dicendo che ‘chi mangia carne rossa ha un tasso di mortalità del 27% superiore a chi non la mangia’ perché 1.4% è approssimativamente il 27% più alto di 1,1% in termini relativi.
Tecnicamente il rischio di mortalità equivale all’1% per entrambi i soggetti ma interpretando i dati diversamente può sembrare che ‘chi mangia carne rossa ha un tasso di mortalità superiore del 27% rispetto a chi non la mangia’ quando non è assolutamente così!