Balbuzie: quali forme ci sono e quali terapie la curano

Balbuzie

La balbuzie è uno dei disturbi della comunicazione che implica involontari prolungamenti delle sillabe, ripetizioni di suoni e sillabe, interruzioni di parole, blocchi nella produzione del linguaggio.

Balbuzie: come si può correggere questo difetto comunicativo

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha proposto la seguente definizione per la balbuzie: “Si tratta di un disordine del ritmo e della parola. Il paziente sa con precisione ciò che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di involontari arresti, ripetizioni e/o prolungamenti di un suono”.
Questo disturbo  interessa l’1% della popolazione mondiale, c’è da dire però che circa il 5% può dire di aver sofferto di questo disturbo nel corso della sua vita.
La differenza tra le due percentuali è dovuta al fatto che esiste un numero elevato di remissione spontanea o di terapia con esito positivo.

La balbuzie nei bambini

La balbuzie nei bambini in tre casi su quattro si manifesta a distanza di 12-18 mesi dalla comparsa dei primi sintomi.
La frequenza è maggiore nel sesso maschile con un rapporto che varia tra il 3 e il 4 a 1.

Spesso si manifesta nel periodo di massima evoluzione del linguaggio, con il 50% di insorgenze prima dei 4 anni e il 75% prima dei 6 anni, con un età media dei 5 anni. Può essere inoltre preceduta da un periodo di normale fluenza.

Come si classificano i diversi tipi di questo disturbo comunicativo

Una classificazione spesso utilizzata in ambito clinico prevede quattro forme di balbuzie:

clonica: si manifesta con la ripetizione della prima sillaba o fono, sopratutto all’inizio della produzione verbale o della frase (es. ma-ma-ma-mare).

tonica: si manifesta con un blocco della muscolatura pneumo-fono-articolatoria in certi foni o parole. Si avvertono problemi prima d’iniziare e con ripetute interruzioni nel ritmo della frase, in maniera non costante, a periodi e in circostanze particolari (es. m-m-m-are).

mista o disartrica: presenta i segni di entrambe; risulta la più difficile da trattare, sopratutto se si aggiungono le sincinesie a livello facciale (es. m-m-m-ma-r-r-re). 
latente e asintomatica: non presenta segni o sintomi classici della balbuzie, ma solo piccole alterazioni nel parlare, non sempre misurabili e percepibili dall’ascoltatore. Sono invece presenti le perifrasi, lo stress.

I comportamenti anomali delle persone affetta da balbuzia

Questo disturbo comunicativo non riguarda solo la parola, ma è anche un problema di comportamento.
Nella persona che balbuzia si possono osservare degli aspetti anomali.
I balbuzienti infatti tendono ad evitare il contatto visivo con l’interlocutore spesso per evitare di leggere il disagio negli occhi dell’interlocutore.

Inoltre si è soliti avvertire una respirazione irregolare e tendono a parlare con una quantità molto ridotta di aria nei polmoni, talvolta parlando inspirando.


Non solo, ma utilizzano nel loro eloquio parole spesso inutili, con forme quali: “diciamo che” oppure “voglio dire”. Si arriva a questo per superare l’ostacolo di una parola che ritengono difficile da pronunciare.
I balbuzienti tendono a reagire allo stress contraendo i muscoli delle corde vocali e questo spiega perché questo disturbo aumenta sotto effetto dello stress.

Balbuzie sintomi: gli aspetti emozionali

Dal punto di vista emozionale, nella persona che balbetta si possono riscontrare i seguenti aspetti:


Vergogna: provano spesso vergogna della loro condizione e fanno degli sforzi enormi per mascherare questo loro sentimento.


Rabbia e frustrazione: queste emozioni sono legate al loro senso d’incapacità a comunicare adeguatamente con gli altri.


Senso di colpa: in quanto non raggiungono i loro obiettivi a causa del loro eloquio disfluente.

Autostima ridotta: la balbuzie è spesso associata ad un immagine di se stessi ampiamente negativa unita ad un senso di inadeguatezza e di incapacità.